venerdì 20 febbraio 2009

Chiaiano: il Capo della Protezione Civile ha aperto la discarica. Ma è idonea o “fuori legge”?

Lo staff del sottosegretario all’emergenza rifiuti in Campania Bertolaso ha diramato una velina nella quale si rende noto che nella notte tra il 16 e 17 c.m. è stato effettuato il primo sversamento di rifiuti e che l’apertura della struttura è avvenuta dopo i lavori di bonifica che hanno interessato l’area dove erano stati trovati residui di lavorazioni edilizie contenenti frammenti di amianto; gli sversamenti sono continuati anche nella notte tra il 17 e 18 c.m. La velina dice la verità? Sicuramente sono stati accumulati rifiuti coperti con terreno.La web cam evidenzia che tra i rifiuti vi sono materiali di grosse dimensioni, non identificabili, sicuramente non classificabili rifiuti solidi urbani. Chi controlla e certifica il tipo e pericolosità dei rifiuti? Alcuni autoreni carichi andavano a scaricare materiale fuori quadro. Perché? La velina non dice il vero circa la “bonifica”: avere asportato la parte superiore dei rifiuti con amianto non significa avere bonificato l’area dai materiali pericolosi. Vi sono migliaia di metri cubi di materiali sversati in passato nell’area interessata dalla realizzazione delle opere accessorie alla discarica: non sono stati caratterizzati e tra di essi vi potrebbero essere altri materiali pericolosi.Il terreno sul quale è stato appoggiato il materiale con amianto, costituito da alcune decine di metri di riempimento abusivo di una cava di tufo adiacente a quella del Poligono, non è stato disinquinato. Deve essere chiaro che la struttura sottosegretariale non gode di alcuna fiducia e le veline non certificano che i rifiuti pericolosi siano stati veramente asportati e portati in discarica autorizzata.Veniamo ai fatti certi, documentati e verificabili! Durante il sopralluogo eseguito il 6 febbraio scorso nell’area della discarica con gli europarlamentari Frassoni e Aita si è potuto constatare e documentare fotograficamente come sia stata realizzata la discarica nella Cava del Poligono. Si è constatato che la cava continua ad essere a rischio idrogeologico per allagamento e per frane come già individuato dal Piano Stralcio del Rischio Idrogeologico dell’Autorità di Bacino Regionale Campania nordoccidentale che non ha rilasciato il proprio parere al progetto nella Conferenza dei Servizi del 9 agosto 2008.Non sono stati realizzati i pozzi spia attorno alla discarica per verificare l’attuale qualità delle acque di falda e per monitorare la presenza di futuri inquinanti come stabilito da progetto e legge vigente. La così detta messa in sicurezza delle pareti di cava per evitare frane di sedimenti sciolti si è rivelata inadeguata come evidenziato dal dissesto verificatosi il 21 gennaio 2009 e dal precedente avvenuto nella prima metà di dicembre 2008. Anche la così detta messa in sicurezza per evitare crolli di masse di tufo è inadeguata perché basata su dati palesemente sbagliati circa l’instabilità degli ammassi rocciosi.Il piazzale di cava, nonostante il pompaggio, è in gran parte allagato e l’acqua, ricoperta da schiuma che indica un inquinamento chimico, si infiltra nel sottosuolo provocando l’inquinamento della falda. I movimenti di terra sono stati effettuati senza protezione contro il dilavamento e la conseguente invasione di detriti della Cupa del del Cane e del sottostante abitato di Marano.Le opere accessorie alla discarica sono state realizzate su materiali, non caratterizzati e che potrebbero contenere rifiuti pericolosi, riportati abusivamente nelle cave abbandonate con spessori di circa 20 m. L’argilla che deve garantire l’isolamento della vasca, nella quale sono stati accumulati i primi rifiuti non selezionati e differenziati raccolti nelle aree urbane ma che in pratica sono da considerare più rifiuti speciali e pericolosi che rifiuti urbani, è di infima qualità in quanto contiene detriti a spigoli vivi; inoltre è stata accumulata in difformità alle prescrizioni di legge in quanto non è stata compattata e rullata in modo da ottenere una uniforme e garantita impermeabilità. Ciò è premessa per l’inquinamento della falda. Il telo, sovrastante l’argilla “fuori legge”, è risultato strappato visibilmente in molti punti. Su questo telo sono stati accumulati detriti calcarei di grosse dimensioni e a spigoli vivi in difformità a quanto prescritto dalla legge. Questi detriti sono “fuori legge” e rappresentano sicure premesse di lacerazione del telo impermeabile che sarà sottoposto al carico di oltre 50 metri di rifiuti; devono essere rimossi e sostituiti con ghiaia arrotondata di dimensioni idonee a non lacerare il telo. La struttura che deve garantire l’isolamento dei rifiuti e del percolato è “fuori legge” e deve essere rifatta. Quanto rilevato in loco ha evidenziato che non vi è sicurezza ambientale nell’area dei lavori e che la discarica invece di essere attivata doveva essere assolutamente rifatta in gran parte.Dopo il 6 febbraio non sono stati eseguiti lavori per eliminare i reati commessi nella realizzazione della vasca. L’impianto attivato dal Capo della Protezione Civile Nazionale alle prime ore del 17 febbraio 2009 è una discarica “fuori legge” che può garantire solo l’inquinamento ambientale, del sottosuolo e della falda. Le prove fotografiche evidenziano inoppugnabilmente il dissesto ambientale della discarica e sottolineano che la sua attivazione nelle condizioni attuali rappresenta un attentato all’ambiente e può solo provocare un disastro ambientale.Dopo tanti rinvii provocati da una non adeguata progettazione e dalla palese assenza di una valida direzione lavori, Bertolaso ha aperto la discarica che non è idonea a garantire quanto dichiarato nel progetto e dal Generale Giannini, cioè che i lavori e la discarica migliorano le condizioni ambientali. Resta da capire come mai il Capo della Protezione Civile Nazionale e L’Esercito Italiano si siano prestati a “coprire” lavori troppo costosi per realizzare una discarica “fuori legge”. Certo è che tutti i denari pubblici spesi non giustificano l’apertura di una struttura palesemente “fuori legge”; si è speso troppo per preparare un aggravamento del disastro ambientale. Tutti possono verificare che la vasca è “fuori legge”.Visto che era stata presa la decisione (sbagliata) politico-amministrativa senza alcun supporto tecnicoscientifico di realizzare la discarica in un’area protetta e non idonea ambientalmente, urbanisticamente e geologicamente, ma perché non è stata realizzata in maniera perfetta garantendo l’isolamento di rifiuti e percolato come prescrivono leggi comunitarie nazionali non derogabili con i poteri speciali dal momento che l’inquinamento può danneggiare la salute dei cittadini?Chi tutela e difende i cittadini da questi nuovi reati ambientali?Fin dal 1994 Legambiente Campania e numerose denunce avevano evidenziato gli eco crimini commessi dai malavitosi; e anche ora, nonostante le documentate denunce, nessuno vedrà o sentirà?E nel frattempo aumentano le gravi malattie incurabili connesse agli sversamenti di rifiuti, anche a Marano, come evidenziato dalla recente ricerca sul Mesotelioma pleurico fatta da medici del Monaldi, struttura ospedaliera ubicata sulla Collina dei Camaldoli a poche centinaia di metri da cave nelle quali sono stati accumulati abusivamente milioni di metri cubi di materiali di natura ignota.E proprio il Capo della Protezione Civile Nazionale invece di risanare il disastro lo aggrava aprendo una nuova discarica “fuori legge”.

da www.chiaianodiscarica .it

del prof. F. Ortolani

martedì 17 febbraio 2009

Mostra fotografica sul movimento studentesco



Giovedì 19 febbraio: presentazione della Mostra fotografica sul movimento studentesco dell’ Onda Anomala, a cura di Alternative Visuali.
La fotografia come scelta militante, significa mettere sulla stessa linea di mira la testa, l'occhio e il cuore; come emerge dall’ attività che ha visto fotoreporter accomunati dal desiderio di usare la fotografia per documentare il movimento studentesco dell’Onda , che ha scosso l’Italia in questi ultimi mesi. Proprio per il suo carattere di istantaneità, forza comunicativa e “realtà”, la vicenda fotografica è collegata da sempre a quella dell’informazione e della denuncia, divenendo cosi un potente strumento di conflitto per i movimenti.

sabato 14 febbraio 2009

Abbiamo cominciato per non fermarci!



Dal 19 Novembre 2008, sull'onda della mobilitazione studentesca, si è sentita l'esigenza di aprire uno spazio alternativo e permanentemente occupato, l'Aula R1 nella sede di S.Maria Porta Coeli dell'Università Orientale.
L'aula è nata come luogo di incontro per gli studenti, preoccupati dalle conseguenze della riforma universitaria, i cui effetti, come temevamo, si stanno già facendo pesantemente sentire nella nostra università, con la chiusura della Facoltà di Studi Arabo-Islamici e il taglio di corsi di laurea triennali e specialistici nelle altre Facoltà.
Nonostante sia una realtà nata da poco tempo, ha già portato alla realizzazione di un'importante iniziativa, quale l'incontro/dibattito sulla Legge Cota. Sono, inoltre, in cantiere ulteriori progetti di didattica alternativa, tra cui un cineforum, la diffusione di una fanzine informativa e la promozione di seminari.
La R1 è stata, e continuerà ad essere, uno spazio di aggregazione e libero confronto, pronta a dar voce alle diverse esigenze degli studenti.