venerdì 26 novembre 2010

ODIO GLI INDIFFERENTI


INDIFFERENTI
Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani". Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.
L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.
I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.
Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'èin essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.

Antonio Gramsci

domenica 17 ottobre 2010

Salvatore è libero, ora torniamo in piazza

.“Carenza di prove”, “assoluta contraddittorietà da parte della pubblica accusa”, “dichiarazioni degli ispettori della DIGOS non riscontrabili nei fatti”, così oggi si è pronunciato il giudice, facendo cadere le accuse montate ad arte dalla Polizia contro Salvatore, il precario della ricerca fermato al termine del corteo di ieri.

Un corteo partecipato, pacifico ma determinato che ha portato in piazza migliaia di studenti medi e universitari, precari Cobas-scuola e disoccupati contro la Riforma Gelmini, i tagli al mondo della formazione e la sospensione delle tariffe agevolate di UNICO Campania per studenti e fasce deboli della società.

L’operato della polizia nella giornata di ieri è stato un chiaro monito per tutti coloro che in tante città italiane stanno animando la protesta studentesca: da Napoli a Palermo, da Roma a Torino chi lotta deve sapere che può essere fermato durante un corteo senza motivo, picchiato a sangue, persino trascinato in Questura, trattenuto di notte e processato per direttissima con accuse che spesso neanche reggono di fronte ad un magistrato. Tentativo fallito.
Oggi 16 ottobre, più di 200 tra studenti, precari e lavoratori si sono ritrovati sotto il Palazzo di Giustizia di Napoli per chiedere la liberazione di Salvatore.

Ora che l’abbiamo ottenuta, lanciamo un appello a tutti coloro che vogliono rilanciare nella nostra città la lotta contro Riforma di scuola e Università per la costruzione di una mobilitazione che riporti in piazza studenti e lavoratori mercoledì 20 ottobre.

I diritti non si arrestano!

The future is unwritten, il futuro è ancora da scrivere…

sabato 16 ottobre 2010

[Napoli] Arrestato un precario della ricerca per aver manifestato i propri diritti!

Venerdì 15 Ottobre 2010 17:37
Un precario della ricerca, colpevole solo di aver manifestato per i propri diritti, è in stato di ARRESTO!!!

Domani mattina c’è il processo per direttissima!

TUTTI QUANTI ALLE ORE 8:30
FUORI AL TRIBUNALE
(PIAZZA ENRICO CENNI – ADIACENTE CENTRO DIREZIONALE)


Venerdì 15 ottobre, al termine del corteo di studenti medi e universitari, insieme ai precari della scuola e i disoccupati, in piazza per protestare contro la riforma di scuola ed università, si è verificata un’assurda e inspiegabile caccia all’uomo da parte di polizia e agenti della DIGOS.

Con violenza gli agenti hanno picchiato alcuni studenti e tratto un precario della ricerca in stato di fermo. Dopo 5 ore di estenuante attesa, senza la possibilità per gli avvocati di salire per assistere il ragazzo, alle ore 17:20 il fermo è stato commutato in stato di arresto e domani mattina alle ore 8:30 si terrà il processo per direttissima.



Da parte delle forze dell'ordine nessun contuso, come invece su molti giornali viene scritto. Resta solo la violenza con la quale oggi le forze dell’ordine, hanno deciso che è un crimine manifestare per i propri diritti, dallo studio, al lavoro, ai trasporti.

Chi in questa città è impegnato nelle lotte sociali, dal lavoro alla scuola, dall'università ai territori, non si tirerà però indietro!


Se l'autunno si preannunciava caldo, adesso è bollente e ci spetta!
CAU - napoli

martedì 28 settembre 2010

NO AI TEST D'INGRESSO!!!


Negli ultimi anni, anche all’Orientale, seguendo la tendenza dettata dagli altri atenei italiani e le direttive imposte dalla Riforma Gelmini, sono stati introdotti i test d’ingresso per le lauree di secondo livello nelle facoltà di lettere e filosofia e lingue e letterature straniere.
Nonostante tu abbia conseguito una laurea triennale (probabilmente proprio in questa università!) se non hai un voto di laurea abbastanza alto (per la accedere alla specialistica in letterature e culture comparate ad esempio è necessaria la votazione minima di 103/110) o non superi un test, dovrai probabilmente cambiare i tuoi progetti di studio e di vita
A causa di un banale test andato male si può non essere considerati “adeguati” per proseguire i propri studi e non essere abbastanza “meritevoli” di accedere alla cultura (con lo stesso criterio del merito - e non invece del sacrosanto diritto allo studio e alla cultura - l’università sceglie di “concedere” o meno servizi, borse di studio e agevolazioni).
Dopo l’aumento delle tasse, aumento dei costi dei laboratori, diminuzione dell’offerta formativa, ecco l’ennesimo attacco ai nostri diritti!
Difendiamoli e difendiamo il nostro futuro!
Per un’università libera e di tutti!

Vediamoci per discuterne
MARTEDI' 5 OTTOBRE ORE 14:00
NELL'AULA OCCUPATA R1

mercoledì 5 maggio 2010

Costruiamo un'inchiesta per e sul diritto allo studio!

Continua il nostro lavoro sul diritto allo studio.
In che direzione sta andando la nostra università? Come e in che modo possiamo intervenire e modificare l'università che sta cambiando?

Stiamo costruendo, con studenti e studentesse dell'Orientale una inchiesta per vederci più chiaro circa il funzionamento dei servizi, il ruolo dello stage, come viviamo l'università e cosa cambieremmo. Ma soprattutto: sappiamo almeno ciò che ci spetta?

Abbiamo pensato ad un questionario che sta giarando all'università, per raccogliere spunti e informazioni per mettere giù un'inchiesta seria che indirizzi le nostre rivendicazioni e lotte.

Il questionario è liberamente scaricabile. Se volete contibuire spedite le risposte alla mail r1duomo@gmail.com. Oppure passate nell'Aula R1 occupata, nel cortile del palazzo di via duomo dell'Orientale e lo fate direttamente e facciamo due chiacchiere.

questionario in .doc (word)

venerdì 26 marzo 2010

Cineforum - PRIVATE

Ultimo appuntamento per il ciclo cineforum "popoli in lotta"
PRIVATE
Martedì 30 marzo ore 13:15
in occasione della Giornata della Terra in Palestina